sabato 3 agosto 2013

"Doppio umano" di Fabio Izzo (Libri recensiti 2013/8)

"DOPPIO UMANO"
di FABIO IZZO
EDIZIONI IL FOGLIO
(recensione a cura di Vittorio Midolo)


"Molti pensano  che chi abbia a che fare coi libri e col loro mondo debba per forza essere una brava persona. Persona di cuore dicono alcuni. Non so davvero da dove sia potuta usciere un'idea come questa" (pag. 15).
"Poeta, Africano, Nero" tre parole che definiscono il protagonista di "Doppio umano" di Fabio Izzo. Un Camerunese, dal nome ignoto, perseguitato politico, che si rifugia in Polonia, ripercorrendo la strada già tracciata dal noto poeta turco Nazim Hikmet, il quale aveva lasciato la Turchia rifugiandosi in Polonia dopo aver denunciato il genocidio armeno.
A Varsavia il nostro protagonista non conduce di certo una vita agiata, si arrangia come può per "sbarcare il lunario", incontrandosi e scontrandosi contro una palpabile indifferenza che lo avvolge, una patologica fobia per ciò che è "nero": "Mi aggiravo così per le vie di questa città dove pochi erano disposti a dare una possibilità a uno come me. Il paese, la nazione che mi aveva dato una possibilità per vie legali, ora si stava riprendendo tutto attraverso strade decisamente più pratiche e noiosamente quotidiane. Quando dico uno come me, intendo dire di colore. Colore nero [...] Sembra sempre che quella parola (nero) mi porti in giro, a spasso, al guinzaglio. Quella parola per la mia gente resta una catena" (pagg. 47-48).  
Questa, tuttavia, è solo una parte della storia, una storia di vita come tante, storie di miseria ed emarginazione, di chi è costretto a lasciare tutto per andare incontro ad un futuro carico di speranza, ma che porta nel profondo la nostalgia per ciò che si è lasciato, la malinconia per gli affetti perduti.
 C'è "un doppio" nella vita del nostro protagonista, l'eterno dilemma tra ciò che si è o si crede di essere e ciò che si compie.  Il poeta camerunese, infatti, fa sesso con sedici ragazze, senza l'uso del preservativo, contagiandole volontariamente del virus HIV di cui era affetto. Verrà condannato dalla giustizia e concluderà la sua vita sotto sorveglianza, rifiutando le cure terapeutiche: "Mentre sono seduto qui in questo letto di ospedale, da solo, sono costretto a chiedermi molte cose. Non sarò ricordato se non per alcune mie scelte passate che diventeranno ombre nel futuro, e sempre loro me l'hanno tolto per altre scelte meno passate. Una su tutte. Quella di voler fare l'amore con delle donne bianche senza usare il preservativo" (pag. 135).
Giochi di ombre e di luci,  di "neri al chiaro di luna",  nel "Doppio umano" di Fabio Izzo, un'opera sapientemente intessuta, dove la poesia e la narrazione formano una trama armoniosa, nelle cui pieghe scorre il dramma di una vita "doppia": bianco e nero, bene e male, si fondono in un sublime amplesso, che ne distrugge i confini e ne altera gli equilibri. E' allora che l'uomo si dissolve, si smarrisce, nel caos della propria esistenza.
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